Andare a Vinitaly è diventato per me la cartina torna sole che utilizzo per certificare la qualità crescente dei vini italiani.
Personalmente è ormai dodici anni che partecipo e di anno in anno la manifestazione ha saputo superarsi di volta in volta. Il vino italiano, protagonista di un crescendo qualitativo netto e incontrastato, attesa sempre più la bravura di imprenditori, contadini ed enologi.
La regione che durante questa rassegna (2018) mi ha stupito in positivo è la Sicilia di cui scriverò un articolo ad hoc anche se tutta l’edizione è stata caratterizzata da grandissime sorpese o conferme.
Di seguito vi racconterò di quelle aziende che di bicciere in bicchiere sono state capace di valorizzare il territorio d’origine in modo creativo e significativo.

Pedrotti si distingue ogni anno per spumanti, appartenti alla Trento Doc, una produzione di nicchia per una cantina che fa della finezza estrema la sua caratteristica principale. Il Brut rosè appartiene alla linea millesimati, vini capaci di esaltersi non tanto nella perfezione ma nella resa stilistica legata alla singola parcella della singola annata ed epoca di vendemmia. Questo fa dell’intera linea millesimati di Pedrotti una linea autentica, veritiera e onesta capace per chi sa ascoltare di narrare pregi e difetti di un’annata produttiva, raccontando in effetti una vera Storia.

Dici DI MAJO NORANTE e parli subito di un connubio tra una regione sottovalutatissima ( il Molise ) e un’uva potente, espressiva e polivalente come la Tintilia. Un rosso potente e robusto ma che si veste di una veste porpurea che racconta di nobiltà degustativa ed eleganza espressiva. La Tintilia di Norante deriva da un’agricoltura rispettosa dello stupendo comparto agricolo del Molise dove da generazioni l’amore per la viticoltua viene tramandato in splendidi vini. La Tintilia è un’uva soggetta ancora oggi a sperimentazioni, studi e ricerche ma che sin da oggi è capace di regalarci vini stupendi, questa etichetta vede l’uva vendemmiata in ottobre inoltrato, macerazione prolungata sulle bucce per circa un mese e successiva fermetazione ed affinamento in barrique cemento e vetro. Superlative le note di frutta rossa, colore cupo ma con riflessi violacei molto vivaci. E’ il naso che ragala complessità e godimento con note di sottobosco, tabacco, leggera vaniglia e cioccolato. Vino dal grande spessore e di sicura capacità d’invecchiamento.

Passando per il Piemonte a Vinitaly non potete fare a meno di passarea trovare CA’ D’GAL dove il Moscato d’Asti regna incontrastato. Tra le varie tipologie ed etichette ( tutte stupende) che potete degustare c’è sicuramente il VITE VECCHIA che io ho avuto la fortuna ed il privilegio di assaggiare nell’annata 2010. E’ stata davvero una scoperta incredibile vedere come le note di salvia, albicocca miele d’acacia tipiche del Moscato d’Asti siano state arricchiete quasi come in un Riesling renano da pennellate idrocarburiche e solfuree. Ho gridato al miracolo vedendo come spesso un vino snobbato come il Moscato possa arrivare a raggiungere complessità simili. Chapeau!!!

Menzione d’onore va data al MOSCATELLO DI TAGGIA. L’associazione dei produttori del Moscatello di Taggia è composta da un numero ridotto di produttori appassionati che cercando le poche piante superstiti sul territorio nelle vicinanze di Imperia ha saputo raggrupparsi e fare squadra riportando alla luce un tesoro quasi andato perduto. Qui nel NION lo trovate in versione VINO BIANCO SECCO dove secondo me è capace di esprimersi in modo piacevolmente complesso mai troppo austero ma capace di arricchire il palato e coccolarlo col passare dei mintui. Lo consiglio a tutti coloro che dal vino cercano sempre sorpresa, stupore e novità

SERGIO MOTTURA ha da sempre un posto nella mia personale cantina. Il Poggio della Costa e il Latour a Civitella sono tra i miei vini bianchi preferiti. Questi vini nascono in uno dei paesaggi vitivinicoli più belli a parer mio. Il Grechetto in questi areali cosi come spesso accade si arricchisce e prende spessore sino ad esser capace di esprimersi con potenza eleganza e carattere. Siamo nel Lazio tra Civitella d’Agliano e la Pianura Umbra bagnata dal Tevere.

Parlando dell’Umbria e di quello che la rende immensamente grande ed a tratti inarrivabile non possiamo non citare il Trebbiano Spoletino che insieme al Montefalco rosso ed al più complesso e nobile Sagrantino rendono gloria alle cantine di questa regione. Lo SPOLETO Gaita del Falco della Cantina Benedetti e Grigi è un limpido e sincero esempio delle grandi capacità di quest’uva.

Sull’Etna da ormai diversi anni la viticoltura è diventata il mantra della terra. Camillo Privitera con sua moglie Tiziana, motore e cuore della cantina hanno fondato questa bellissima realtà che ha in questo rosato il compimento perfetto. Un rosato di nerello mascalese di incredibile eleganza, corpo e finizza. Una cantina destinata a lasciare un segno indelebile nel cuore di tutti coloro che avranno la fortuna di assaggiare i loro vini.

In Alto Adige il blauburgunder o Pinot Nero trova in moltissime valli il proprio areale d’elezione ma da Stroblhof sanno che fare Pinot Nero è una cosa seria e ci mettono oltre che testa e cuore anche metodo e pratiche agricole attente e rispettose della natura che li circonda. Quello che succede è pura magia, Pigeno è un vino che sa scaldare il cuore e portarlo a viaggi mangnifici. Colore ammaliante, profumi che stregano ed irritiscono i sensi ed un gusto pieno ed avvolgente. Pinot Nero di caratura mondiale secondo il mio modesto avviso. TOP!